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LE FIGARO`E LO SPECCHIO SULL'ITALIA.

30.07.2012 18:47

Di Giulia Delorenzi

Spunti di riflessione col panorama italiano da un articolo del "Le Figaro`"

Traino Baserà ha esortato i suoi sostenitori a boicottare il referendum.
Per la seconda volta in cinque anni, il presidente rumeno Traino Baserà ha salvato la sua testa. Il capo di Stato Domenica e`scappato alla destituzione, grazie ad una forte astensione al referendum organizzato sulla questione. Secondo una stima ufficiale data Domenica sera dall'Ufficio Elettorale Centrale, il tavolo di partecipazione era del 45,92%, con un margine di tre punti percentuali di errore scrutinio non e`valido, poiché` devono votare più`della meta`degli elettori aventi diritto al voto.

Accusato di «abuso di potere» dalla coalizione di centro-sinistra al potere, Traian Basescu ha salutato «i Rumeni che hanno rifiutato il colpo di Stato fatto dai 256 parlementari guidati dal Primo Ministro Victor Ponta e dal Presidente rappresentativo Crin Antonescu». «Io voglio ringraziare coloro che, soprassedendo alla loro collera, hanno compreso che il referendum non era incentrato su Basescu,ma sull'Europa»; cio`e`stato di aiuto. Dopo tre mesi di coabitazione forzata, Traian Basescu ha assicurato che dal momento del suo ritorno al palazzo presidenziale, egli si impegnera`a «promuovere la riconciliazione». Basescu ha cosi`sottolineato «Bisogna colmare la frattura nel mezzo della societa`poiche` la Romania ha bisogno di tutta l'energia per portare a termine la sua integrazione nel mondo civilizzato».

Ma Victor Ponta non abbassa le braccia.Il Primo Ministro frondista ha dichiarato che comunque sia nel tavolo di partecipazione finale, nessun uomo politico « puo`ignorare la volonta`» di millioni di elettori. In effetti, una eclatante maggioranza di votanti , 86,90%, si sono pronunciati per la destituzione di Basescu

Resta da sapere se Ponta verra`ascoltato.Alcune ore prime che le cifre non fossero ancora conosciute,il presidente Basescu aveva fato sapere che «se il tavolo di partecipazione si fosse alzato dal 48 al 49 % e se la differenza tra il si e il no fosse stata molto grande», egli si sarebbe dimesso dal suo mandato, che avrebbe dovuto terminare nel 2014, in contropartita di una revisione costituzionale.

Adottata nel 1991, la Legge Fondamentale , che puntava ad equilibrare i poteri tra il Parlamento e il Presidente per prevenire una deriva autoritaria, ha strabordato in realta` su una instabilita`politica cronica dopo l'arrivo al potere di Basescu.In un Paese deprivato di tradizioni democratiche, un regime semi-presidenziale mal s'accommoda a periodi di coabitazione. Soprattutto se il presidente e`un adepto dei rapporti di forza. Questo e`il caso di Traian Basescu. Nel 2007, gia`, solo quattro mesi dopo l'adesione della Romani all'Unione Europea, il Parlamento aveva vanamente tentato di destituirlo. Il Primo Ministro dell'epoca, Calin Popescu Tariceanu, un liberale, accuso`lui stesso Basescu di bloccare l'azione del governo.

Un puro prodotto della cultura comunista.
60 anni di eta`, il Presidente rumeno ha sempre manifestato un vivace appetito di potere.Nel 2004, durante un dibattito televisivo con Adrian Nastase, suo avversario alle elezioni presidenziali, questo vecchio capitano della marina aveva ammesso non senza humour che, come Nastase, lui-stesso era un puro prodotto della cultura communista. Impulsivo, una grande lingua lunga, un provocatore,un manovratore, Traian Basescu non ha mai fatto niente per calmare il gioco e, al cospetto dei suoi oppositori, non ha avuto il minimo scrupolo a maltrattare la Costituzione, interpretandola a modo suo.

Bisogna constatare che, malgrado le ingiunzioni d Bruxelles, la lotta contro la grande corruzione era rimasta senza effetti sino all'arrivo al potere di Basescu.

Il Presidente rumeno non ha piu` plus niente da perdere.Eletto una prima volta nel 2004, rieletto nel 2009, egli non puo` piu` rappresentarsi. Depo l'introduzione nel 2010 di una cura a base di austerita`,la sua popolarita e`in discesa. Ma questo uomo orgoglioso, dice, di lasciare una traccia nella storia della Romania. Cio`puo`essere gia`il caso. Sotto la sua influenza, la giustizia e` diventata indipendente e cosi`cio` non ha permesso di smantellare le ragioni di influenza ereditate dall'Ancien Régime,mettendo fine alla cultura dell'impunita che ha caratterizzato sino a qui les élites dirigenti.

Questo articolo di "Le Figaro`"apre diversi spunti di riflessione, a paragone con il panorama italiano e in paricolar modo :
1)Ignorare la volonta`di milioni di elettori.
2)Il sistema semi-presidenziale inadatto alla forma Democratica.
3)Giustizia indipendente, che consente, se attentamente manipolata, un uso coercitivo della forza contro gli oppositori politici.

Relativamente al punto uno , credo che nel caso italiano, si sia deciso di ignorare il voto di milioni di Italiani che avevano scelto il Popolo della Liberta`a rappresentarli, durante le campagne diffamatorie contro Silvio Berlusconi, durante i processi a suo carico che lo hanno visto impegnato per parecchi mesi impedendogli di portare a termine tutte le misure previste nella sua Agenda di Viaggio, e durante lo schiaffo fisico e morale di quel gentiluomo che gli aveva scagliato un oggetto contro il viso, a sfregio suo, e del nostro orgoglio di votanti.

Per cio`che concerne il secondo punto, relativo al semi-presidenzialismo, andandolo ad analizzare risulta evidente come alla Sinistra dia fastidio, in quanto apre ad una maggiore governabilita`del Paese,ma vediamolo in dettaglio.

Duverger (1980). Per primo tenta una definizione comprensiva del concetto: il s.-p. è un regime politico la cui costituzione “combina tre elementi: 1) il presidente della repubblica è eletto a suffragio universale, 2) egli possiede considerevoli poteri; 3) a lui opposti vi sono comunque un primo ministro e ministri che detengono il potere esecutivo e di governo, e che possono restare in carica solo se il parlamento non li sfiducia”.
In Europa Duverger identifica sette paesi che possono essere classificati come semi-presidentiali: Finlandia, Austria, Irlanda, Islanda, Francia, Portogallo e la Repubblica di Weimar.

"Un regime in cui esiste un presidente eletto popolarmente per un periodo prestabilito accanto a un primo ministro e un gabinetto responsabili verso il parlamento” (Elgie, 1999: 13).

N.B. “Eletto popolarmente” significa che il presidente è eletto direttamente o in modo simile ad una elezione diretta (es. Finlandia: il capo dello stato è eletto da “grandi elettori”, a loro volta eletti con sistema elettorale proporzionale)

Caratteristica essenziale:

1)Un esecutivo duale , in cui il capo dello stato, eletto con voto popolare, condivide il potere esecutivo con un primo ministro, creando una struttura di potere duale con tre caratteristiche (Sartori, 1996: 146).

2) Il capo dello stato è indipendente dal parlamento, ma non gli è concesso di governare da solo o di legiferare direttamente. Le sue direttive devono essere accolte e mediate dal suo governo;
3) Il primo ministro e il suo gabinetto sono indipendenti dal presidente, e sono responsabili di fronte al parlamento: sono cioè soggetti sia alla fiducia sia alla sfiducia parlamentare (o a entrambe) e necessitano del sostegno di una maggioranza parlamentare;
4) Il potere legislativo oscilla tra il capo dello stato – il Presidente – e il Primo Ministro a seconda che vi sia una maggioranza unificata o divisa. Nel primo caso, il presidente è il principale leader politico nel paese, mentre nel secondo caso il primo ministro diventa il principale decision-maker, e il presidente mantiene un ruolo più discreto.

Anche la sua nascita storica risulta interessante.
Con una legge del 3 Giugno 1958, l’Assemblea Generale dà mandato al generale De Gaulle di esercitare “pieni poteri” per 6 mesi, e, con una legge costituzionale, incarica il suo Governo di preparare un progetto di riforma costituzionale da sottomettere a referendum popolare per l’approvazione finale. Il progetto di riforma viene steso da un apposito Comitato ministeriale, presieduto dal Guardasigilli Michel Debré, e immediatamente sottoposto a un referendum, vinto a larga maggioranza. La legge costituzionale che incarica il governo di De Gaulle di preparare il progetto di riforma stabilisce anche il limite di una forma di governo in cui il Governo sia responsabile di fronte al Parlamento.

Quattro linee essenziali nella Costituzione del 1958:
Un forte rafforzamento dell’esecutivo;
Un esecutivo bicefalo, formato da un Presidente, dal 1962* direttamente eletto per 7 anni (dopo la riforma costituzionale del settembre 2000, il periodo di carica è stato ridotto a 5 anni), e un Governo che si regge sulla fiducia parlamentare;
Una riduzione del ruolo del Parlamento, attraverso una drastica riduzione dell’ampiezza della materia legislativa**;
La creazione di un nuovo organo, il Consiglio Costituzionale, con un ruolo di controllo costituzionale.

Fino alla riforma costituzionale del 1962, il presidente veniva eletto da 80.000 “grandi elettori” composti da membri del parlamento, Consiglieri delle Municipalità del paese e membri dei Consigli di Dipartimento e delle Assemblee dei territori d’oltremare (art. 7 Cost.).
Il parlamento può legiferare solo in un limitato numero di aree, menzionate dall’art. 34 della Costituzione, lasciando tutte le altre materie alla competenza del governo.
E’ composto da 9 membri (e, di diritto e a vita, dagli ex Presidenti della Repubblica), nominati per un terzo dal Presidente, per un terzo dal Presidente dell’Assemblea, e per un terzo dal presidente del Senato. I suoi membri restano in carica per 9 anni e sono rinnovabili per un terzo ogni 3 anni.

La Costituzione assegna sia al presidente sia al primo ministro un insieme di poteri, discrezionali e condivisi, ma in pratica, il presidente ha avuto un ruolo politico preminente nell’esecutivo, in particolare quando è stato sostenuto da una maggioranza parlamentare. La prevalenza del presidente è il prodotto dell’interazione tra le sue prerogative costituzionali, fattori istituzionali e alcune circostanze storiche e politiche:
L’elezione diretta del presidente introdotta nel 1962 è stata la base della sua autorità e sicuramente ha contribuito al suo rafforzamento.
Ma anche la traccia lasciata dal primo presidente, Charles De Gaulle, ha contribuito a una visione della presidenza come la leadership politica del paese.
Inoltre, le regole per l’elezione presidenziale, e l’elezione presidenziale di per sè, hanno favorito il rafforzamento del presidente.

Il Primo Ministro nella Costituzione e` l’attore chiave del policy-making nell’esecutivo (Elgie, 2001):
È a capo del governo (art. 21), che determina e dirige la politica nazionale (art. 20).
Ha anche il potere di emanare decreti (règlements) che hanno forza di legge e che non devono essere controfirmati dal presidente. Questo potere deriva dal fatto che il parlamento francese può legiferare in un numero limitato di materie, menzionate dall’art. 34 della Cost., lasciando tutte le altre materie alla competenza del governo.
La figura del Primo Ministro è rafforzata anche da altre misure, incluse nella Costituzione, disegnate appositamente per privilegiare la posizione del governo rispetto al parlamento:
“voto bloccato” (vote bloquée), previsto da art. 44, titolo III Cost.;
un numero ristretto di sessioni parlamentari (2 sessioni ordinarie, in Ottobre e Aprile, per una durata totale di 5 mesi, e eventuali sessioni straordinarie per una durata di non più di 12 giorni);
nell’agenda parlamentare, la precedenza è data ai disegni di legge governativi o alle leggi parlamentari sostenute dal governo;
la procedura del voto di sfiducia implica che chi si astiene o abbandona la sessione plenaria è considerato come votante contro la sfiducia;
un forte accorpamento delle Commissioni permanenti (non più di 6).

Poteri condivisi in due insiemi di aree di policy:
1) comprende 3 aree di policy: il presidente è capo delle forze armate; è il garante dell’integrità del territorio nazionale, e ha il potere di negoziare e ratificare trattati, assicurandosi che vengano rispettati; infine garantisce l’indipendenza del potere giudiziario ed è a capo dell’Alto Consiglio della Magistratura.
Parallelamente, il primo ministro è responsabile della difesa nazionale, il che significa che il governo è coinvolto nel processo di stesura dei trattati. Inoltre, Il Ministro della Giustizia è designato come vice-presidente dell’Alto Consiglio della Magistratura, presieduto dal Presidente.
2) Comprende 3 tipi di situazioni più generali: a) i casi in cui “l’iniziativa nel decision-making appartiene al primo ministro, ma in cui il presidente deve approvare formalmente la decisione in questione”; b) le “decisioni prese dal presidente che però necessitano poi della controfirma del primo ministro e/o di un membro del governo”; c) i “casi in cui le decisioni del primo ministro devono essere discusse nel Consiglio dei Ministri” (tutti i disegni di legge che devono essere approvati collettivamente dal governo prima di essere inviati al parlamento). In questi casi, il presidente e il primo ministro sono coinvolti nel decision-making, e le loro decisioni sono sottoposte all’approvazione, o al riscontro reciproco (Elgie, 2001: 108-109).

Infine parlando di "giustizia indipendente" e quindi al terzo spunto di riflessione su quest'articolo - locuzione tanto cara alla Sinistra - pare assodato che la "responsabilita`civile dei Magistrati" ,proposta da Alfano, sia fumo negli occhi per partiti politici come PD e IDV, dove l'indipendenza della Magistratura porterebbe ad un suo uso politicizzato, e pertanto facilmente manipolabile da coloro che intendono imporre una non governabilita`similare all'odierno "caso Basescu".
Ancora una volta cambiano forme e tempi, ma non i concetti che vi fanno da substrato; d'altronde come diceva Cartesio "cogito ergo sum" - riflettiamo e leggiamo dietro le righe.

FONTI.

1)Da "Le Figaro`":
"Il presidente rumeno ha evitato la destituzione".

Scritto da Arielle Thedrel
Il 30/07/2012 à 10:43 | pubblicato il 29/07/2012 à 23:07

Traduzione in italiano : Giulia Delorenzi.

2)Il sistema di governo semi-presidenziale
www.sociol.unimi.it/.../ ...